Negli ultimi anni, il tema dell’ambiente e della sostenibilità è diventato a dir poco centrale nel dibattito sociale e pubblico. Lo “stato di salute” del pianeta Terra, d’altronde, è critico ormai da svariato tempo, con il surriscaldamento globale che mette a repentaglio la sopravvivenza dello stesso. Quale futuro lasceremo alle generazioni che verranno? Un quesito che, a quanto pare, si è posto anche l’Unione Europea, tra le istituzioni più attive sul fronte della salvaguardia dell’ambiente.
Tutto ciò si è tradotto in un patto tra i paesi membri, ribattezzato “Green Deal”, che si pone l’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità climatica europea entro il 2050, riducendo del 50% le emissioni di gas effetto serra entro il 2030. Un piano indispensabile per il nostro ambiente, che dev’essere supportato da politiche economiche e fiscali che favoriscano la transizione “green”.
Next Generation: un importante volano per l’economia green
Una di queste è il “NextGenerationUE”, che, oltre al piano di ripresa economico post pandemico, mette sul piatto oltre 1000 miliardi di investimenti sostenibili nel prossimo decennio per i paesi dell’Unione Europea. Misure che, giocoforza, hanno avuto un riflesso positivo per tutte quelle aziende che investono nella transizione ecologica seguendo le direttive di Bruxelles, pronte a ricevere gli aiuti delle istituzioni del Vecchio Continente.
Anche i piccoli risparmiatori possono dare il loro contributo prediligendo gli investimenti “green”, quelli che nel mondo finanziario, ma non solo, vengono marchiati “ESG”, acronimo di Environmental, Social e Governance, utilizzati dagli analisti per definire se un titolo è socialmente responsabile e può essere incluso, di conseguenza, anche nei fondi comuni di investimento appositamente dedicati.
Ma quali sono i parametri che stabiliscono se un asset finanziario può essere definito “ESG”? Vengono valutate, innanzitutto, le politiche dell’azienda, utili per comprendere se realmente persegue, o vuol perseguire, investimenti mirati ad una maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Quali sono i parametri che consentono ad un asset di essere marchiato “ESG”
Nella totalità dei casi, da questo segmento vengono escluse, automaticamente, le aziende che fanno parte dei seguenti settori: tabacco, pornografia, armi e alcool. I criteri negativi, d’altro canto, sono quelli che pesano in misura maggiore nel comprendere se un determinato asset finanziario può essere definito “ESG”.
I criteri inclusivi, come facilmente desumibile dal significato delle parole Environmental, Social e Governance, riguardano l’impatto ambientale e sociale, nonché le già menzionate politiche di governance e quelle attuate dagli stati in cui vengono collocati gli asset. L’aspetto puramente finanziario, quindi, è in secondo piano, a differenza di quanto storicamente avvenuto nella valutazione dei titoli.
Si è scritto, in precedenza, del contributo che possono fornire i piccoli risparmiatori. E volgendo lo sguardo a quanto accaduto negli ultimi anni, si può affermare che il loro interesse è cresciuto col passare degli anni, spinti non solo dalle potenzialità di rendimento, Ed il successo di fondi ed ETF dedicati a questo comparto, ne sono la testimonianza più evidente.
Come approfondire le proprie conoscenze nel mondo degli investimenti “green”
La tematica ambientale è stata certamente trainante per la ripresa dei mercati una volta archiviata la pandemia. Ed ora che i soldi di Bruxelles verranno realmente “messi a terra”, l’intero settore “ESG” potrebbe trarne giovamento, risultando ancora appetibile, finanziariamente parlando, anche negli anni a venire.
Anche nel mondo della grande rete telematica, diventata il canale prediletto dagli italiani per informarsi ed investire nel mondo finanziario, sempre più utenti dimostrano una spiccata sensibilità verso questa tematica. E le opportunità di ampliare le conoscenze in questo ambito specifico, non mancano di certo.
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